Irene Guerrieri - news | Watercolors Exhibition – October 13-28, 2018
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Watercolors Exhibition – October 13-28, 2018

Watercolors Exhibition – October 13-28, 2018

CONTRAPPUNTI

TRA TERRA E ACQUA

Mostra di Irene Guerrieri e Ciro Indellicati.

 

Nel linguaggio musicale, il termine contrappunto sta a indicare la presenza, in una composizione o in una sua parte, di linee melodiche indipendenti che si combinano secondo regole tramandate dalla tradizione musicale iniziata nel XIII secolo.

È così che le immagini di Irene Guerrieri e di Ciro Indellicati dialogano. Nella loro diversità fatta di materiali, stili e riferimenti artistici, le opere di questi due artisti riescono comunque ad intrecciare un ideale contrappunto di linee espressive capace di evocare, attraverso il colore e la materia, percorsi di esplorazione della natura del tutto personali.

E’ la più antica fonte di ispirazione, la natura, per chi sa guardare i ritmi e gli eventi della vita. Attraverso la terra e l’acqua e tutto quello che da questi due elementi vitali viene, attraverso i profili dei petali, lo sfumare dei colori del cielo, è possibile scoprire mondi sempre vari ed infiniti.

Troppo spesso nell’arte si è creata una falsa opposizione tra generi e stili, tra tecniche e procedimenti; nelle opere di Guerrieri e Indellicati ogni artificiosa barriera viene meno.

“In questo continuo trascorrere dal figurativo all’astratto, dall’immagine fotografica al segno”, dal colore dell’acquerello alla fotografia, dagli impasti densi e materici alle trasparenze evanescenti, si superano tutti i limiti artificiali tra astrazione e figurazione, che ancora creano discussioni fra i tradizionalisti.

Questi due artisti ci dimostrano quanto pretestuose siano tutte le divisioni tra figurativo ed astratto, tra pittura e fotografia. Ciro e Irene non pongono confini alla creatività, utilizzando tecniche e stili pur distanti tra di loro, ma che nelle loro opere dialogano e, come in un contrappunto visivo, si integrano e si completano fino a raggiungere un equilibrio e una sintesi del tutto naturali.

TERRAE

di Irene Guerrieri

“Il Neoplatonico Plotino dimostra per mezzo dei fiori e delle foglie che dal Dio Supremo, la cui bellezza è invisibile ed ineffabile, la Provvidenza giunge fino alle cose della terra quaggiù. Egli fa osservare che questi oggetti fragili e mortali non potrebbero essere dotati di una bellezza così immacolata e di così squisita fattura se essi non promanassero dalla Divinità che senza fine pervade tutte le cose con la sua invisibile ed immutabile bellezza.”  Agostino, La Città di Dio

Sono nata e cresciuta nel cuore antico di una grande città storica, Roma, da cui ho appreso un linguaggio sensibile al colore, alla luce, alla natura e alle architetture che caratterizzano il luogo. Linguaggio radicato nel profondo del mio animo e che costituisce le mie radici, ma che successivamente ho trasferito in queste terre bergamasche, trasportata dal destino e dall’amore.

Una grande passione lega la mia persona agli acquarelli che produco. Una grande emozione provo ogni volta che impasto il pennello bagnato nel pigmento terroso…. mentre stendo il colore sulla carta, facendo risalire ricordi lontani, …mentre vedo e osservo la bellezza del presente davanti a me, e la riproduco, raccontandola a modo mio, e aprendo il mio animo alle emozioni. Questa è la pittura.

Terra, luce e colore, tre termini a me molto cari.

La terra alla base di tutto.

La carta è un prodotto della terra, come il pigmento che uso, e ciò che rappresento, … tutto quanto può essere ricondotto al termine ‘terra’, …alla mia terra, che qualche volta è qui, qualche volta e là, ma che con un solo nome si fa chiamare.

 La luce è la vita.

Catturare la luce nella tecnica ad acquarello, vuol dire delle volte lasciare degli spazi bianchi, lasciare parlare la carta da sola, ed è proprio attorno a questi spazi vuoti che si sviluppa il mio racconto interiore, fatto di immagini, colori ed emozioni profonde.

Il colore è il racconto.

Piccoli momenti di sosta, brevi attimi di felicità, così posso definire i miei lavori ad acquarello, perché attraverso la pittura si vive nel profondo e si vive in pace.

AQUA

di Ciro Indellicati

“Strana condizione è quella dell’intera esistenza, in cui tutto fluisce come l’acqua che scorre, ma in cui, soli, i fatti che hanno contato, invece di depositarsi sul fondo, emergono alla superficie e raggiungono con noi il mare”.  Marguerite Yourcenar

Sono nato in una città di mare, anzi una città con due mari.

Poi le cose della vita mi hanno trascinato via, mi hanno spinto sulle rive di questo lago lombardo.

Acqua dolce questa volta, e orizzonti incorniciati dai monti, non più cieli aperti e larghe insenature. Sempre acqua però per i miei orizzonti; l’ho scelto per questo il posto dove lavoro, dove vivo. Ho bisogno dell’acqua.

Dominano gli azzurri, i verdi. Trasparenti o impenetrabili liquidi. E il gioco delle luci, i riflessi che scherzano tra le increspature, tra le onde.

Hanno voci diverse le onde salmastre e quelle più piccole: le ondine di lago.

Quando urla ti scuote e impaura la voce del mare. E i silenzi. Ho dormito certe notti, cullato dall’onda placida, come una nenia: il respiro del mondo.

E poi c’è l’acqua dei fiumi, quella che scorre. Pigra o in tumulto. Quella che si porta via tutto, che tutto si riprende, se vuole. E quella che ti ipnotizza col suo gorgogliare. Acque ferme e melmose. Che pullulano di microscopiche vite.

Quante voci, quanti suoni, si possono propagare e diffondere attraverso e sull’acqua. Quanti accenti diversi e diversi racconti, in esotiche lingue.

La bevi e ti disseta, o t’affoga. Ti rinfranca, ti spaventa, ti culla. Puoi navigare o nuotare, qualcuno addirittura sa camminarci sopra. Scivoli in superficie o t’immergi. Ti perdi o ti ritrovi. Ti tuffi e riemergi. O resti sul fondo. Ma non te ne liberi più.

Portatrice di purezza o al contrario contaminazione. Dall’acqua e nell’acqua nasce la vita o si può incontrare la morte, Il viaggio, l’avventura, partenze e fughe, ritorni, l’inizio di un sogno, o la sua fine.

Ma non provo a descriverla l’acqua nelle mie opere. Le mie composizioni nella loro matericità testimoniano sì di un rapporto di simbiosi con la realtà naturale, ma mai in un rapporto di somiglianza: cerco semmai, una relazione di espressività.
L’acqua, in queste immagini diventa qualcos’altro, cambia valore, si trasforma, oltre l’apparire, non per produrre illusioni ma per avvicinarsi a quel confine che sempre si ridetermina e si rimescola e che mai ci è dato raggiungere, dove la frattura tra uomo e natura non è ancora del tutto compiuta.